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2009/01/01

Caro zio Ernesto

Chi ti insegnò, caro zio, ad amare così la vita?
Fu Augusto, il tuo babbo castellano,
o i nonni, che ti allevarono nella città di Mozart?

Chi ti diede quel così giusto grado di distacco?
Fu il perdere la mamma da neonato, o il ritornare vivo dalla guerra?
Furono gli abbandoni o i ritorni?

Io ti confesso zio, che pur avendoti molto ammirato,
le tue lezioni, di tedesco e di vita, non le ho mai imparate.
Ma parlare con te, sempre è stato un piacere,
mi hai sempre dato un filo di speranza e un altro modo di vedere.

Non ci sono né figli né nipoti che portano i tuoi geni.
Tu hai trasmesso di più e a molti per un'altra via, quella del cuore.
Parleremo di te caro zio.
Parleremo di te anche a chi non ti ha mai conosciuto.
Parleremo di un uomo che aveva un dono raro,
quello di far star bene colui che aveva accanto.

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