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2009/01/01

Stella Maria

Gli occhi buoni e una parola,
quella giusta, per tutti.
Quante volte il tuo ascolto partecipe
ha alleviato la mia pena di vivere.
Essere compresi, tanto a volte ci basta
per riprendere fiato.
Nelle tue incertezze mi rispecchio
come nelle acque calme di un lago
e ritrovarmi allenta
il mio sentirmi estranea a questo mondo.
Una bimba, quando ti conobbi,
ti ho osservato costruirti una vita
con pazienza e tenacia
e raccoglierne frutti
che oggi han capelli come il grano dorato.
Noi non siamo sorelle,
ma son certa che nel cielo,
anche per noi, ci sono due stelle.
***
alla mia amica Maria

Caro zio Ernesto

Chi ti insegnò, caro zio, ad amare così la vita?
Fu Augusto, il tuo babbo castellano,
o i nonni, che ti allevarono nella città di Mozart?

Chi ti diede quel così giusto grado di distacco?
Fu il perdere la mamma da neonato, o il ritornare vivo dalla guerra?
Furono gli abbandoni o i ritorni?

Io ti confesso zio, che pur avendoti molto ammirato,
le tue lezioni, di tedesco e di vita, non le ho mai imparate.
Ma parlare con te, sempre è stato un piacere,
mi hai sempre dato un filo di speranza e un altro modo di vedere.

Non ci sono né figli né nipoti che portano i tuoi geni.
Tu hai trasmesso di più e a molti per un'altra via, quella del cuore.
Parleremo di te caro zio.
Parleremo di te anche a chi non ti ha mai conosciuto.
Parleremo di un uomo che aveva un dono raro,
quello di far star bene colui che aveva accanto.